L’artrosi è una patologia degenerativa che colpisce l’articolazione, quando parliamo dell’anca si accentuano i timori per affrontare cure e interventi che siano efficaci e risolutivi. Per fare chiarezza su questo argomento abbiamo consultato il Dottor Angelo Cavallo, specialista in ortopedia e traumatologia.
Dottore, qual è la causa dell’artrosi e come incide danneggiando l’anca?
Questa malattia si origina dalla cartilagine ma che realtà colpisce poi tutte le componenti delle strutture dell’articolazione. È caratterizzata da un danno che inizialmente risulta essere localizzato che successivamente si estende tutta la superficie. Quando l’area dell’articolazione diventa più ampia, non possiamo fare altro che sostituire l’articolazione. È fondamentale sapere che la cartilagine è un patrimonio tissutale che nasce con noi che si sviluppa durante il periodo di accrescimento poiché è ha una scarsa vascolarizzazione, non ha capacità rigenerativa. Per tale motivo, quando ci troviamo a subire un danno di natura traumatica, questa “rottura” non può essere recuperata, ma può avere solo una parziale cicatrizzazione. Ciò che concerne la patologia dell’anca, molto frequente per la posizione, per il carico che è costretta a sopportare, è tra le più “fastidiose” in quanto causa più limitazione funzionali, più incapacità di movimento e limita la gestione della vita quotidiana del paziente.
In che modo questo genere di patologia deve essere trattato?
Inizialmente possiamo gestire il dolore con l’utilizzo di antinfiammatori, migliorare l’articolarità con le cure di fisioterapia, qualche volta agevolarne anche la funzionalità. Quando il danno è esteso, come precedentemente sottolineato, siamo obbligati ad intervenire chirurgicamente andando a sostituire tutta la sua complessità.
Qualora lo stadio dell’artrosi fosse avanzato e questo genere di terapia non più sufficiente, deve essere necessaria quindi ricorrere alla protesi?
Per protesi intendiamo la sostituzione delle strutture articolari, di cavi che corrispondono in effetti a quelle che chiamiamo articolazioni dell’anca, non sono altro che le superfici di scorrimento tra il cotile del bacino e la testa del femore. Quando la superficie è usurata, andiamo a sostituirla con una componente metallica (solitamente in titanio) e con rivestimento che nella stragrande maggioranza dei casi è fatta di ceramica di polietilene.
Come si procede all’operazione?
È necessario andare a tagliare una parte di osso per permettere l’ancoraggio di questa componente. Facciamo riferimento a protesi che devono adattarsi alle grandi varietà anatomiche che permettono al paziente di riprendere regolarmente quella che è la vita quotidiana. Più del 90-95% dei casi il recupero è pressoché totale. È chiaro che tutto molto dipende dal complesso dei fattori: come arrivano i pazienti e quale sia il danno iniziale e che ne consegue prima di arrivare da noi. Fortunatamente, nella stragrande maggioranza dei casi la capacità di riprendere regolarmente l’attività lavorativa e quella sportiva, permettono comunque di esercitare la grande maggioranza degli sport. Noi sconsigliamo alcune tipologie di attività perché possono aumentare l’incidenza di traumatismi, ma solo per zelo di prevenzione.