Da qualche mese ormai è scoppiata in tutta Italia l’emergenza dei pronto soccorso, un problema che la nostra regione però conosce da tempo. Per questo abbiamo cercato di arrivare alla radice del fenomeno in compagnia della dottoressa Carmela Rescigno, chirurgo d’urgenza e consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che proprio sul tema ha presentato recentemente una nuova proposta di legge.
I pronto soccorso sono al collasso in tutta Italia, una situazione che conosce bene la nostra regione. Perché si è arrivati a questo punto?
Questo è il risultato, purtroppo, di una mancata programmazione. E’ vero che abbiamo ereditato una situazione disastrosa, ma è anche vero che le condizioni in cui si lavora oggi nei pronto soccorso sono a dir poco disumane. Se tutto va bene i medici d’urgenza si trovano ad affrontare contenziosi medico-legali perché il sistema fa acqua da tutte le parti ed i colleghi rischiano anche di essere aggrediti fisicamente per le lunghe attese. La verità è che la civiltà di un paese si vede dalla risposta che si dà in sanità all’urgenza e purtroppo il nostro è un sistema fallimentare.
I giovani non vogliono più entrare nei pronto soccorso o il sistema va rifondato alla base? Qual è la verità?
La prima parte della domanda è assolutamente reale ed è il punto di partenza di una mia recente proposta di legge: la specializzazione dei medici di pronto soccorso non ha nessuna appetibilità nei giovani, perché a parità di retribuzione i neo medici scelgono specializzazioni più tranquille. Per questo i neolaureati andrebbero incentivati economicamente a scegliere la medicina d’urgenza, dato che i rischi sono maggiori rispetto. Nella mia proposta di legge c’è infatti la previsione di un fondo regionale dedicato ai giovani che scelgono di lavorare in pronto soccorso con un supplemento di 1000 euro allo stipendio ordinario, il giusto riconoscimento di tutti quei rischi a cui si va incontro.
Ma i giovani non sono l’unico problema, la sua proposta ha altri due punti fondamentali…
Esatto, il secondo punto riguarda un problema radicato nel nostro sistema. Il dipartimento di area critica, che comprende il pronto soccorso, la rianimazione e la chirurgia d’urgenza, non può infatti non dialogare con il dipartimento del territorio in cui è prevista la centrale operativa ed il 118. Questi due comparti dovrebbero diventare un unico dipartimento funzionalmente perché solo così possono essere migliorati i percorsi d’urgenza. Di fatto i pazienti verrebbero trasportati così nell’ospedale più vicino e non più in quello maggiormente idoneo al trattamento di quella specifica patologia d’urgenza.
Non è finita qui, perché la proposta prevede anche un terzo punto molto importante…
Le aziende ospedaliere gestiscono autonomamente e giustamente i vari bandi di concorso per la selezione del personale. Bisognerebbe però centralizzare lo smistamento e lo scorrimento di graduatoria, perché deve essere la Regione ad individuare dove c’è maggiore carenza di personale ed escludere dalla graduatoria chi rifiuta il posto in una struttura bisognosa di medici di pronto soccorso. Purtroppo anche i miei colleghi giocano su questa regolamentazione, penalizzando di fatto le strutture delle aree interne. Ci vuole dunque un organo regionale che a seconda delle necessità faccia scorrere la graduatoria e non lasci al singolo medico, che ha partecipato a più concorsi di diverse aziende, di poter scegliere dove andare. Anche questo crea confusione e non aiuta a risolvere il problema della carenza di medici di pronto soccorso in tante strutture.