Tumore del seno. Schillaci: “Impegno per ridurre gap Nord-Sud nello screening. Puntiamo ad allargare la fascia d’età target a 45-74 anni”

Il ministro ha voluto ricordare un dato “che infonde fiducia e che va sottolineato, quello relativo alla guaribilità: per il tumore al seno la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. In Italia, inoltre, il tasso di riduzione della mortalità per neoplasia alla mammella è superiore alla media europea”

“Il cancro al seno si conferma la patologia oncologica più diffusa nella popolazione femminile e rappresenta circa il 30% di tutte le neoplasie nelle donne. Inoltre, sempre più spesso si presenta in età giovanile. La copertura dello screening mammografico però indica un netto divario tra il Nord ed il Sud, dove occorre uno sforzo maggiore. E’ importante che le Regioni intensifichino gli sforzi per sensibilizzare la partecipazione ai programmi di screening e che le donne aderiscano. Sottoporsi periodicamente ai controlli è essenziale. Un altro ambito su cui stiamo puntando è l’allargamento della fascia d’età della popolazione target, prevedendo lo screening per il tumore della mammella dai 45 ai 74 anni di età”. Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento oggi a Roma alla presentazione della campagna Lilt for women-Nastro rosa 2024.

“Si calcola che nel 2023 in Italia siano stati diagnosticati 55.900 nuovi casi di tumore al seno. E non dobbiamo mai dimenticare che dietro ognuno di questi numeri c’è una storia personale. Tuttavia, un dato che infonde fiducia e che va sottolineato è quello relativo alla guaribilità: per il tumore al seno la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. In Italia, inoltre, il tasso di riduzione della mortalità per neoplasia alla mammella è superiore alla media europea”, ha ricordato il ministro. “La storia recente della lotta al cancro è costellata da grandi scoperte e segnata da formidabili passi avanti nelle prospettive di guarigione, sopravvivenza e qualità della vita dei pazienti – ha evidenziato Schillaci – Negli ultimi anni sono stati raggiunti traguardi straordinari grazie ai progressi compiuti dalla ricerca nonché dalla diffusione delle Breast Unit – e la rete italiana è stata riconosciuta a livello europeo come modello da seguire – attraverso cui riusciamo a garantire diagnosi precoci, interventi chirurgici secondo gli standard più elevati e una presa in carico multidisciplinare. Ma si può e si deve fare più prevenzione”.

“Anche grazie al ruolo cruciale svolto dalla Lilt – ha aggiunto Schillaci – abbiamo intensificato le iniziative di sensibilizzazione per promuovere l’adozione di stili di vita sani e l’adesione ai programmi di screening. Come sappiamo bene, individuare il cancro nelle fasi iniziali vuol dire garantire un tasso di sopravvivenza maggiore e una migliore qualità della vita. I dati della sorveglianza Passi 2022-2023 dell’Istituto superiore di sanità – ha rimarcato il ministro – mostrano che in Italia il 73% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo, all’interno di programmi organizzati o per iniziativa personale. Non è trascurabile, d’altra parte, la quota di 50-69enni che non si è mai sottoposta a una mammografia a scopo preventivo o lo ha fatto in modo non ottimale: una donna su 10 non ha mai fatto un esame mammografico e quasi il 18% riferisce di averlo eseguito da oltre 2 anni”.

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