Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a una preoccupante crescita di episodi di violenza nelle strutture sanitarie, una realtà che mette in serio pericolo il personale medico e infermieristico, pilastro del nostro sistema sanitario. Gli episodi di aggressioni fisiche e verbali contro i professionisti della salute sono diventati sempre più frequenti, al punto da richiedere interventi legislativi urgenti. Il decreto varato dal Governo nel settembre 2023, che introduce l’arresto obbligatorio in caso di aggressione in flagranza, rappresenta una risposta forte e necessaria per contrastare questo fenomeno sempre più diffuso .
Il clima di tensione e insicurezza che si vive oggi negli ospedali non solo mette a repentaglio l’integrità fisica dei medici, infermieri e altri operatori, ma rischia di minare anche la qualità delle cure erogate ai pazienti. La salute pubblica, infatti, non può prescindere dalla sicurezza di chi ogni giorno si prende cura delle persone più vulnerabili, specialmente in un contesto di emergenza sanitaria che ha gravato ancor di più sul sistema. Questo tema, spesso sottovalutato, è invece strettamente legato alla qualità dell’assistenza: operatori stanchi, stressati o addirittura impauriti non possono garantire un servizio ottimale.
Tra le misure previste dal nuovo decreto, oltre all’arresto immediato in flagranza e in flagranza differita, vi è anche l’installazione di sistemi di videosorveglianza all’interno delle strutture sanitarie. Questi strumenti tecnologici permetteranno di monitorare i reparti e fornire una tutela aggiuntiva agli operatori, fungendo da deterrente per i potenziali aggressori . Tuttavia, se da un lato queste misure sono un passo avanti importante, dall’altro non devono farci dimenticare che la vera soluzione risiede in una più profonda riflessione culturale. È necessario lavorare a livello sociale per restituire ai medici e agli infermieri la dignità e il rispetto che meritano, promuovendo campagne di sensibilizzazione e educazione che combattano il crescente sentimento di frustrazione e rabbia che spesso si riversa contro il personale sanitario.
L’Italia, fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la spesa sanitaria in rapporto al PIL , deve investire maggiormente anche sul fronte della sicurezza e del benessere dei propri operatori. La sfida che ci attende è duplice: da una parte occorre potenziare le misure di sicurezza e difesa del personale, dall’altra serve ridurre il carico di stress lavorativo, con maggiori risorse, strumenti e personale nelle strutture sanitarie. Solo in questo modo potremo affrontare la complessità delle problematiche attuali, garantendo un sistema sanitario che non solo curi, ma che tuteli chi ogni giorno lavora per la nostra salute.
Come rivista di sanità, è nostro dovere tenere alta l’attenzione su questo tema e continuare a promuovere un dialogo aperto tra professionisti del settore, pazienti e istituzioni. La sicurezza dei nostri medici e infermieri non può più essere rimandata: è una priorità che riguarda tutti noi.