Covid. Esperti: “Ondata estiva non è anomala, importante è che non aumentino i ricoveri”

Signorelli: “Questa malattia è diventata endemica e non ha la stagionalità degli altri disturbi respiratori, come il virus influenzale o l’RSV. Il vero campanello d’allarme dovrebbe essere un aumento dei ricoveri e dei ricoveri in terapia intensiva, cosa che non sta avvenendo”

“Non è una novità il fatto che il virus del Covid-19 faccia registrare un picco infettivo nella stagione estiva: questo è già avvenuto negli anni passati nei mesi di luglio e agosto: questa malattia è diventata endemica e non ha la stagionalità degli altri disturbi respiratori, come il virus influenzale o l’RSV. Il vero campanello d’allarme dovrebbe essere un aumento dei ricoveri e dei ricoveri in terapia intensiva, cosa che non sta avvenendo, stando agli ultimi dati, per cui prevalgono forme lievi e non gravi legate alla variante KP.3”. A tracciare il quadro è Carlo Signorelli, professore Ordinario di Igiene dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano e direttore della scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva.

“C’è però la necessità importante – prosegue – di mettere in sicurezza le persone fragili e i grandi anziani. Per far questo, da un lato la nuova circolare del ministero della Salute, quella del 1 luglio scorso, ha fissato che all’interno delle strutture ospedaliere si identifichino le aree dove ancora può essere necessario l’uso della mascherina, con la responsabilità che è ora nelle mani dei direttori sanitari, che in base agli spazi che hanno nelle loro strutture dovranno prendere le loro decisioni. Dall’altro lato, la responsabilità è passata anche agli stessi pazienti: se si ha di avere una fragilità, se si è immunocompromessi in primis, o si accudiscono soggetti anziani, si devono avere degli accorgimenti personali, che si sono sostituiti ai divieti generalizzati: si dovranno evitare situazioni di assembramento, curare l’igiene personale con il lavaggio delle mani e, quando sarà il momento, in autunno, procedere con il richiamo vaccinale che è una sicurezza in più non contro l’infezione ma contro le forme gravi”.

Nel caso si venga contagiati, “occorre consultare il proprio medico per la scelta della terapia sintomatica più adatta, se del caso, o per valutare la strada più consona a seconda del singolo paziente. Personalmente consiglio sempre di procedere con un tampone se si ha il sospetto di un’infezione Covid, soprattutto nel caso di fragilità, ma ricordiamo che metà degli infetti non ha sintomi o li ha lievissimi, per cui ci sarà sempre una sotto-stima della reale entità di questa ondata. Che però, ripeto, non preoccupa e fa propendere per l’idea che non abbia una particolare aggressività”.

Tante le re-infezioni, secondo i dati del bollettino ministeriale: sono il 49%. Questo perché “la variante KP.3, ha una sua caratteristica che inganna. E’ immunoevasiva: vuol dire che il nostro organismo, nonostante abbia un’immunità ibrida, cioè da infezioni pregresse e vaccino, poiché il virus si ‘traveste’, non lo riconosce prontamente come nemico, e quindi ricadiamo nell’infezione”, ha spiegato all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’università Statale di Milano. “Il virus del Covid-19 è camaleontico – continua – e si caratterizza proprio per la sua capacità di mutare, ma alcune mutazioni possono offrire vantaggi al virus proprio in termini di immunoevasività e di conseguenza diffondersi maggiormente tra la popolazione, come nel caso della variante Kp3”. I sintomi della malattia data sono simili a quelli delle altre varianti del Covid-19, ma generalmente meno gravi. Questi includono dei sintomi simil-influenzali, come: febbre; tosse; difficoltà respiratorie; perdita di gusto e olfatto (meno comuni, ma che con questa variante abbiamo visto ripresentarsi).

Quanto al presidente Usa Joe Biden, risultato positivo a Covid “è un fragile a tutti gli effetti, perché ha più di 80 anni, ma ha fatto tutti i booster vaccinali fino ad oggi. Quindi è verosimile che ne abbia fatti 5-6, fondamentalmente il ciclo primario e poi ogni anno un richiamo. Ma soprattutto i medici gli hanno immediatamente fatto iniziare la terapia con antivirale, che spegne l’infezione sul nascere”, fa notare Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. “Questi farmaci ci sono anche in Italia e quindi invito tutti a utilizzarli nelle situazioni in cui è indicato”, conclude.

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