Chirurgia refrattiva, com’è cambiata nel 2024?

Affrontiamo il tema della chirurgia e delle nuove tecniche e ricerche nel campo della medicina interventistica nell’oculistica con il Dottor Mario Sbordone, chirurgo oculistico, specialista in chirurgia refrattiva e trattamento del glaucoma

Partiamo dal principio: cos’è la chirurgia refrattiva e quali sono i campi specifici di pertinenza?

Per chirurgia refrattiva noi intendiamo un campo molto ampio di tecniche che mirano ad eliminare o ridurre in gran parte quelli che sono i difetti di refrazione, quelli, per intenderci, che ci costringono a adoperare degli occhiali. C’è una grande richiesta perché più le nostre tecniche sono in grado di soddisfare l’utenza e più l’utenza cerca di accostarsi e quindi perde riserve e paure e ci consulta per sapere se il loro caso può essere trattato.

Quali sono le novità delle principali tecniche utilizzate e in quali ambiti possono essere applicate?

La novità è innanzitutto di ordine filosofico, cioè si è capito che non tutte le cose si possono fare con la stessa tecnica, esistono quindi delle categorie molto precise di difetti e per quei difetti è preferibile usare una tecnica piuttosto che un’altra. È un nuovo modo di inquadrare le cose dal punto di vista delle indicazioni. Ci sono noi le novità tecnologiche che risiedono, nell’ambito delle tecniche laser, nella produzione e l’allestimento di apparecchiature sempre più sofisticate e precise nel lavorare raggiungendo il risultato che ci si è posto come obiettivo, creando il minor numero di complicanze possibili, rendendo sempre più sicuri questi interventi, con scarsa probabilità di dare problemi nel post-operatorio, se tutto viene fatto in una certa maniera.

Esistono dei requisiti minimi per essere considerati idonei per un intervento di chirurgia refrattiva?

Per quello che riguarda la tecnica più correntemente richiesta, che è quella laser, noi consideriamo innanzitutto un criterio base, che è l’età, non tanto perché ci deve essere il compimento del 18esimo anno di età, ma se consideriamo che il difetto che più affligge l’adolescente che vuole eliminare gli occhiali è la miopia allora noi sappiamo benissimo che c’è un trend del paziente a vedere aumentare la sua miopia in una fascia d’età che arriva fino ai 20/22 anni. Il consiglio che noi diamo è di attendere e fare in modo che noi possiamo controllarli per un periodo di tempo adeguato, per procedere nel momento in cui la situazione ci sembra stabilizzata.


Di contro, quali i soggetti che devono evitare tali operazioni?

I soggetti, innanzitutto, che oltre ad avere un difetto refrattivo hanno anche problematiche che possono essere squisitamente corneali, noi quando lavoriamo per annullare i difetti di vista lavoriamo sulla cornea, quindi, se abbiamo anche un problema sul tessuto che andiamo a lavorare l’intervento resta sconsigliato o addirittura non applicabile. In genera la comorbidità, cioè la presenza di altri problemi connessi al difetto di refrazione, ci portano ad abbandonare il progetto. Tra i difetti di refrazione la miopia è quello che più facilmente affrontiamo e per cui abbiamo diverse tecniche legate ai vari livelli di gravità della miopia, meno felicemente riusciamo a correggere in modo definitivo l’ipermetropia, poi abbiamo l’astigmatismo che è spesso correggibile unitamente al difetto di base e poi c’è la presbiopia su cui stiamo ancora molto lavorando per cercare di capire quale sia la metodica migliore. Siamo ancora nel pieno degli studi e delle osservazioni perché possono esserci molti metodi per correggerla e questo lascerebbe pensare che non tutti sono adatti a tutti i casi e quindi è un lavoro molto attento di selezione sul singolo caso.

Qual è la differenza tra le varie tecniche?

È una differenza non di poco conto, parliamo di tre grandi campi d’applicazione: tecnica laser, che agisce dall’esterno dell’occhio, non è un intervento penetrante e questo aumenta i livelli di sicurezza; per le miopie molto elevate abbiamo l’impianto di lente intraoculare, come se applicassimo una lente a contatto dentro l’occhio, questo tipo di intervento sta avendo grandissimo successo per le miopie da media ad elevate e elevatissime; terzo e ultimo punto è l’intervento di estrazione del cristallino, che sia esso trasparente, semi-opaco o catarattoso e nel momento dell’estrazione siamo noi che, al posto del cristallino estratto, mettiamo nell’occhio un cristallino artificiale che è tarato secondo il difetto di vista preesistente, al termine del quale il paziente si troverà corretto il difetto.


Quali sono i tempi legati alle fasi preoperatorie e quanto può durare l’intervento?

Per le fasi preoperatorie l’occhio va studiato in tutte le sue caratteristiche, se dobbiamo intervenire sulla cornea questa deve essere studiata con una serie di apparecchiature digitali che, in buona sostanza, la fotografano e traducono queste foto in dati di curvatura, forma, centratura e elevazione. Questi dati sono sufficienti per fare una programmazione di un buon intervento, va studiata anche la funzione lacrimale, poiché l’intervento può interferire su questa. Per gli altri due tipi di intervento le fasi preoperatorie sono sempre di studio anche sulla parte interna dell’occhio. Per la durata dipende dalle tecniche, si consideri che molte di queste noi le eseguiamo in bilaterale simultanea, ovverossia il paziente entra in sala operatoria una volta e tratta tutti e due gli occhi in sequenza e l’intervento, se lo dobbiamo fare su un occhio può avere la durata di 15 minuti, tempo che aumenta nel caso di bilaterale.

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