Tumori al polmone, le prospettive della scienza

Discutiamo di un argomento particolarmente delicato, quello delle neoplasie polmonari, Patologia sempre più diffusa che nel nostro Paese rappresenta la prima causa di morte negli uomini e seconda nelle donne, con quasi 34mila morti in un anno. Però, oggi più che mai, vogliamo lanciare il messaggio che è possibile operare i tumori ai polmoni, specialmente in virtù degli enormi sviluppi nel campo della chirurgia toracica, e lo faremo insieme a Lucio Cagini, primario del reparto di chirurgia toracica presso l’Ospedale del Mare di Napoli.

Dottore, le neoplasie polmonari, una complicata patologia che affligge, indistintamente, uomini e donne…

Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte per neoplasie nel mondo occidentale e, come detto, in Italia circa 30mila persone muoiono per questa malattia, un numero gigantesco, con un costo umano, sociale ed economico enorme. Questo perché si tratta di un tumore subdolo, inizialmente, e per molto tempo, asintomatico. Esso si manifesta solo alla distanza e questo, chiaramente, crea gravi problemi per la diagnosi precoce, non consentendoci di prevenire.

Le neoplasie polmonari possono presentarsi sia come tumori alle piccole cellule che tumori non alle piccole cellule. Quali sono le differenze?

I tumori a piccole cellule sono estremamente aggressivi e sono esclusivamente legati al fumo. È difficilissimo trovare questi tumori in pazienti non fumatori. Spesso, purtroppo, hanno una prognosi infausta, con la frequente presenza di metastasi a distanza. Si può intervenire in differenti modi, con un trattamento non chirurgico, medico o chemioterapico, con il rischio, però, di recidiva. I tumori non alle cellule piccole sono una famiglia in continua evoluzione dal punto di vista terapeutico, legati anch’essi al fumo, anche se non in senso assoluto come i tumori a piccole cellule. La tipologia più diffusa è il radio carcinoma del polmone, associato al carcinoma squamoso del polmone. Essi sono meno aggressivi e, quindi, possono giovarsi del trattamento chirurgico. I progressi della chirurgia sono stati rilevantissimi; basti pensare che oramai la chirurgia mininvasiva predomina, scansando il pericolo dei cosiddetti “tagli grandi”. Sono state anche realizzate tecniche per creare terapie selettive specifiche per il paziente in base all’espressione molecolare del tumore di cui soffre.

Quali fattori di rischio incidono sulla creazione delle neoplasie polmonari? Pur essendo silenti, quale può essere il primo segnale di allarme?

Il tumore del polmone, come i tumori della pleura, cioè i mesoteliomi, hanno una caratteristica, sono associati a fattori di rischio oramai noti: il fumo e, per il mesotelioma, l’esposizione all’asbesto. La cosa suggestiva di quest’ultimi è che tali tumori possono svilupparsi anche a distanza di anni dall’esposizione all’ambiente carcinogeno; si ritiene fino a quarant’anni dopo. Tornando al fumo, anch’esso ha una latenza di diversi anni, se non decenni. L’associazione di entrambi i fattori di rischio aumenta in modo siderale la possibilità di sviluppare tumori. Per quanto concerne i sintomi, non ci sono sintomi specifici, perché sono sottili e molto generali, come tosse con muco o sangue. Non esistono sintomi patognomici per tali patologie. Per questo bisogna sensibilizzare la popolazione alla prevenzione, mediante i programmi di screening, perché in Italia ne esistono. Attraverso le diagnosi precoci possiamo fare di più.

Quali sono, in merito, le nuove innovazioni tecnologiche?

La grande innovazione degli ultimi anni è stata sicuramente l’utilizzo della chirurgia mininvasiva, cioè laparoscopica, che consente di asportare porzioni di polmoni o il polmone interamente. Si scongiura, quindi, l’ipotesi di taglio intercostale, offrendo al paziente trattamenti migliori, perché c’è meno invasività e meno dolore.

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