Tumore della tiroide, niente paura ma attenzione sempre alta

La tiroide gioca un ruolo a dir poco centrale per tutto il nostro organismo, eppure molti non ne conoscono l’importanza. Esistono inoltre diverse patologie che colpiscono questa ghiandola essenziale, tra queste troviamo il tumore tiroideo, patologia che colpisce in Italia 12 donne su 100.000. Abbiamo dunque analizzato questa patologia, la sua pericolosità e le nuove metodologie di trattamento in compagnia del dottor Fedele De Marino, specialista in medicina interna e diagnostica, Endocrinologia. Ecografia internistica ed operativa

Quello del tumore tiroideo rappresenta una delle patologie più diffuse tra la popolazione femminile, ma i numeri sono così preoccupanti?

Per fortuna il tumore tiroideo non è così frequente come si possa pensare. La patologia nodulare di per sé è una patologia certamente molto frequente, riscontrabile nel 60% della popolazione, ma per quanto riguarda il nodulo tiroideo nel 96% dei casi si associa ad un tumore di tipo benigno. Non è dunque un tumore così frequente rappresentando il 2% circa dei tumori nella popolazione italiana. Ma quello che mi preme sottolineare è che non è una patologia frequente ma soprattutto non è mortale, viene spesso scoperta per caso a meno di danni estetici o alle strutture complessive adiacenti. Il tumore viene scoperto solo ed esclusivamente dopo un attento studio ecografico ma soprattutto con l’esame istologico che ci permette di distinguere tra un tumore maligno ed uno benigno.

Come si presenta un tumore tiroideo? Quali sono i campanelli d’allarme e come si diagnostica?

Purtroppo il tumore tiroideo è asintomatico. Si presenta sotto forma di nodulo e non c’è differenza tra nodo maligno e benigno. Il nodo può diventare sintomatico se schiaccia la trachea per esempio provocando una dispnea, se schiaccia le corde vocali con una disfonia, oppure ancora se schiaccia l’esofago provoca una disfagia. Ma il tumore si può presentare anche come un danno estetico, cioè attraverso una tumefazione visibile nel collo. Il nodulo va studiato e visto ecograficamente perché gli esami di laboratorio non ci danno nessun indizio su di esso ma ci aiutano sulla funzionalità. L’unico valore utile può essere la carcitonina, un valore di laboratorio specifico per un tumore della tiroide, ma di per sé i test di laboratorio non ci dicono nulla. Il nodulo va quindi visto con l’ecografia e da qui è il medico esperto a riconoscere determinate caratteristiche, le dimensioni del nodo che danno indicazioni per fare l’agoaspirato. La diagnosi è dunque citologica.

Come si interviene per combattere questo tipo di neoplasia?

Per combattere il tumore tiroideo dobbiamo fare una valutazione differenziata tra il microcarcinoma e il tumore superiore al centimetro. Partiamo da quest’ultimo perché la via è segnata ed è quella della chirurgia attraverso un intervento di tiroidectomia, che ancora oggi rappresenta la terapia più giusta per questo tipo di tumore. Discorso diverso per quanto riguarda il microcarcinoma, che invece va essenzialmente osservato dato che il rischio di degenerazione a 10 anni dalla sua presentazione è davvero molto basso. Parliamo di un 8% del rischio di ingrossamento del nodulo e di un 5% dell’aumento delle metastasi linfonodali. E’ insomma un tumore talmente lento che solo dopo tanti anni il paziente può andare incontro a questo tipo di complicanze. Il microcarcinoma inoltre è trattato sempre più con minore invasività attraverso interventi di termoablazione, degli interventi mininvasivi nati per i tumori benigni e adatti anche per il microcarcinoma. Ovviamente sono adatti per noduli con determinate caratteristiche: dovrebbero essere per esempio essere singoli ed al centro del parenchima e presentare alcune caratteristiche genetiche specifiche.

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