UNA DONNA SU OTTO SI AMMALA DI CANCRO AL SENO. DIVERSE LE CAUSE: GENETICA, EREDITARIETÀ, STILE DI VITA, TERAPIE ORMONALI, FUMO E PILLOLA
Il tumore alla mammella è la patologia con la maggiore incidenza sulle donne, con numeri in costante aumento negli ultimi anni. Curarla però è possibile ed oggi, nonostante il rallentamento diagnostico causato dalla pandemia, abbiamo a disposizione molte più armi per contrastare tale patologia. Per capire però perché siamo arrivati a dei dati così elevati e come si sviluppa la prevenzione del tumore alla mammella abbiamo intervistato il dottor Tommaso Pellegrino, Dirigente Medico Chirurgia Generale e Oncologica Università Policlinico “Federico II” Napoli, consigliere regionale della Campania.
Una donna su 8 si ammala di tumore al seno nel corso della sua vita: perché è un male così diffuso?
Perché parliamo, purtroppo, di una patologia causata da molti fattori: la genetica e l’ereditarietà, lo stile di vita e di conseguenza il tasso di obesità, le terapie ormonali che alla lunga diventano un fattore molto impattante, l’assunzione della pillola anticoncezionale, e per concludere il fumo. Essendo un tumore multifattoriale, insomma, sono diverse le componenti che tendono a rendere il tumore alla mammella il più diffuso nel genere femminile. Ciò che mi preme sottolineare è che per fortuna oggi dal tumore alla mammella si guarisce con una diagnosi repentina: grazie ad essa e ad un incremento della prevenzione, rispetto a qualche anno fa noi abbiamo un numero di guarigioni molto più alto rispetto a quelle che avevamo in passato. Va inoltre detto che è anche il tumore più studiato e quello che ha i migliori risultati dalla chirurgia e dalle terapie mediche che permettono di intervenire in modo molto più efficace nel suo contrasto.
Quali sono i sintomi del tumore alla mammella?
Purtroppo non esistono dei sintomi, delle spie particolari per quanto riguarda il tumore alla mammella. Proprio per questo motivo diventa fondamentale la prevenzione a partire dalle donne più giovani, per cui è necessario almeno una volta all’anno un controllo attraverso una semplice ecografia. Già in età giovanile, infatti, può essere riscontrato dolore al seno a causa di cambiamenti ormonali fisiologici. Nonostante il dolore non sia un vero e proprio campanello d’allarme del tumore alla mammella, esso può quantomeno invogliare le ragazze ad effettuare un controllo senologico.
Quali sono le fasce d’età maggiormente a rischio?
La fascia d’età in cui c’è una maggiore incidenza di patologia tumorale della mammella è quella che va dai 55 ai 70 anni. Ovviamente questo non significa che in altre fasce d’età non esiste questa patologia, perché purtroppo abbiamo diagnosi di tumore alla mammella anche in età giovanile. Per questo, ripeto, diventa fondamentale avviare i protocolli di controllo e di prevenzione fin da giovani, perché cosi ci si abitua alla prevenzione e di conseguenza quando si raggiungono i 50 anni c’è maggiore probabilità di riscontare un tumore alla mammella nelle fasi iniziali della malattia. Purtroppo in questo periodo di grande emergenza c’è stata una grossa diminuzione delle diagnosi di tumore della mammella, perché non è stato possibile diagnosticare molti casi. Ciò determina delle diagnosi più tardive e per questo bisogna incentivare nuovamente tutte le donne a riprendere le attività di controllo e di prevenzione.
Come si cura il tumore al seno? L’intervento chirurgico può essere scongiurato?
Le armi che oggi abbiamo a disposizione per contrastare la patologia sono essenzialmente due: la chirurgia e la terapia medica accompagnata dalla radiografia. Ovviamente le terapie non sono uguali per tutte le pazienti, ma vengono modulate e cambiate sulla base delle caratteristiche biologiche del tumore. Fondamentale rimane l’esame istologico per conoscere la biologia del tumore e proporre la terapia più adeguata. Inoltre è sempre più utile la chemioterapia neoadiuvante, ovvero quella che viene effettuata prima dell’intervento. Abbiamo visto, infatti, che nel momento in cui ci troviamo in una fase più avanzata della malattia, quando per intenderci sono interessati anche i linfonodi, una terapia di questo tipo riduce di molto la diffusione del tumore, rendendo così anche più conservativo l’intervento chirurgico.
Di fondamentale importanza è la ricostruzione, anche a causa dell’impatto psicologico che può avere sulle donne. In che direzione si sta lavorando, tra protesi innovative e cicatrici sempre meno invasive?
Pochi anni fa quello chirurgico era un intervento molto impattante sulla condizione fisica e mentale delle donne, mentre oggi fortunatamente la chirurgia è diventata molto più conservativa: la ricostruzione è molto meno invasiva, così si rispettano maggiormente le pazienti e non c’è quell’impatto psicologico degli interventi del passato. In questi anni con i colleghi di chirurgia plastica abbiamo fatto dei passi in avanti davvero notevoli. Utilizziamo infatti non solo le protesi, ma sempre più frequentemente anche parti del corpo della donna per ricostruire la mammella e rendere così il seno il più naturale possibile. Anche quando si va incontro ad un intervento parziale del seno, proviamo a scegliere un approccio più ricostruttivo che riparativo anche senza utilizzare le protesi, cercando di ricreare al meglio la forma fisiologica della mammella.
Ma è vero che, pur essendo casi molto rari, anche gli uomini possono ammalarsi di cancro alla mammella e che l’incidenza è in aumento?
Certamente, anche gli uomini possono essere affetti da questa patologia, ma l’incidenza seppur in aumento è sicuramente molto bassa. Probabilmente tale incremento dipende da due fattori: da una parte è chiaro che facendo più diagnosi riscontriamo un’incidenza maggiore; dall’altra, il nostro sistema alimentare si sta arricchendo di pietanze ricche di componenti ormonali, il che comporta un maggiore stimolo della ghiandola mammaria anche nell’uomo e di conseguenza una maggiore incidenza del tumore alla mammella anche negli uomini. Però bisogna sottolineare che non c’è paragone con i livelli di incidenza della patologia nelle donne.