Diverse sono le problematiche che riguardano la cardiologia. Affrontiamo le varie concause che determinano le malattie cardiovascolari e non solo con il Professor Paolo Calabrò, specializzato in Cardiologia e Direttore del Dipartimento Cardio-Vascolare dell’AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e Professore Ordinario (di Prima Fascia) per le Malattie dell’Apparato Cardiovascolari della Facoltà di Medicina e chirurgia della Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Le patologie cardiovascolari sono spesso legate a una cattiva alimentazione o ad abitudini scorrette: quali sono le cause più comuni della dislipidemia e quali sono i valori che ci mettono in guardia per eventuali rischi cardiovascolari?
Le dislipidemie sono delle condizioni caratterizzate da un aumento dei livelli plasmatici di colesterolo, dei trigliceridi, o di entrambi. Le dislipidemie possono riconoscere sia cause genetiche (ad esempio, mutazioni genetiche che alterano il metabolismo dei lipidi) che cause secondarie. La più importante causa secondaria di dislipidemie nei paesi occidentali è uno stile di vita sedentario associato a una dieta non salutare e un eccessivo apporto calorico (per l’eccessivo introito di alimenti ricchi di grassi saturi e di colesterolo). Anche altri fattori possono contribuire ad alterare il metabolismo lipidico, come il diabete mellito, la malattia renale cronica e l’abuso di alcol. Le dislipidemie possono essere diagnosticate attraverso l’analisi di un prelievo venoso che preveda il dosaggio dei livelli sierici di colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL e trigliceridi. È importante sottolineare come non esistano valori di colesterolo “normali” per tutti: gli stessi livelli di colesterolo LDL, ad esempio, possono essere ottimali in un soggetto sano ma eccessivamente elevati per un soggetto che ha malattie cardiovascolari note (come un infarto del miocardio). I valori cosiddetti “target” raccomandati dalle attuali linee guida, infatti, dipendono dal rischio cardiovascolare di ciascun paziente, per cui nei pazienti a basso rischio cardiovascolare bisogna raggiungere livelli di LDL <116 mg/dl, se il rischio è moderato il target da raggiungere è <100 mg/dl, in caso di rischio cardiovascolare alto o molto alto bisogna raggiungere livelli di LDL inferiori a 70 o 55 rispettivamente (o addirittura di 40 mg/dl nei pazienti che hanno avuto 2 eventi cardiovascolari in meno di 2 anni). Questo ci fa capire come non esistano livelli di colesterolo ottimali per tutti, ma in ogni soggetto bisogna raggiungere livelli ottimali a seconda della sua classe di rischio cardiovascolare. Presso l’AORN di Caserta, dirigo un ambulatorio dedicato alla diagnosi ed al trattamento delle dislipidemie in cui mettiamo in pratica questo concetto di “personalizzazione” del trattamento in base alle caratteristiche di ciascun paziente.
Malattie metaboliche e peso in eccesso come possono essere gestite in questi casi?
Le patologie metaboliche, come le dislipidemie e il diabete mellito, sono condizioni legate a doppio filo con l’eccesso ponderale. Dati recenti evidenziano come quasi la metà dei soggetti adulti in Europa presenta una condizione di sovrappeso e circa un terzo presenta una obesità. Questi dati sono certamente preoccupanti, soprattutto se consideriamo che oggi questa tendenza al sovrappeso e all’obesità coinvolge anche bambini ed adolescenti. Il primo step, nella gestione e nel trattamento nei soggetti con eccesso ponderale, è rappresentato dalle modifiche dello stile di vita attraverso l’esercizio fisico regolare e l’educazione alimentare. La nostra Dieta Mediterranea è sicuramente un punto importante da cui partire quando si vuole ridurre il peso corporeo attraverso un regime alimentare corretto. Il raggiungimento (e il successivo mantenimento) del peso corporeo ottimale contribuisce in modo importante al controllo dei fattori di rischio come le dislipidemie ed il diabete. Nel caso in cui le strategie non siano da sole efficaci per ridurre il peso corporeo, è possibile utilizzare alcune terapie farmacologiche, tra cui gli agonisti del GLP-1, che recentemente hanno dimostrato in ampi studi clinici di determinare un miglioramento del profilo metabolico ed una significativa riduzione del peso corporeo.
Quali esami specifici ci vengono incontro per verificare tale patologia?
Colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi devono essere dosati regolarmente attraverso un prelievo venoso in tutti i pazienti. I valori di colesterolo LDL, oltre a poter essere misurati direttamente nel sangue, sono calcolati con delle formule specifiche, come la formula di Friedwald, ma è preferibile che il laboratorio esegua un dosaggio diretto delle lipoproteine per una valutazione più precisa. È preferibile dosare i lipidi a digiuno (almeno 12 ore dopo l’ultimo pasto) per una migliore accuratezza e affidabilità dei risultati. In alcuni casi specifici, oltre al dosaggio del colesterolo e dei trigliceridi, può essere utile valutare i livelli della apolipoproteina B (Apo-B) e della lipoproteina a [Lp(a)]. Queste molecole, infatti, forniscono informazioni aggiuntive sulla presenza/assenza di dislipidemia e sui livelli di particelle aterogene circolanti e saranno, nel prossimo futuro, bersaglio di nuovi trattamenti farmacologici innovativi per la cura delle malattie cardiovascolari. Sono in corso alcuni studi clinici, a cui stiamo partecipando attivamente, che mostrano risultati molto incoraggianti.
In che modo una regolare attività fisica può essere risolutiva e quando i medicinali risultano invece necessari?
Per proteggere il nostro sistema cardiovascolare e tenere sotto controllo i livelli di colesterolo, è molto importante svolgere un’attività fisica regolare di media intensità. È utile precisare che per “attività fisica” intendiamo il tempo dedicato all’esercizio fisico e allo sport. Svolgere semplicemente “una vita attiva” non ha gli stessi benefici sul sistema cardiovascolare. L’attività fisica a media intensità può essere rappresenta da una passeggiata a passo svelto, una sessione di cyclette o tapis roulant procedendo con un buon passo (a una velocità di almeno 4-5 km/h). È preferibile svolgere delle sessioni di almeno 30-40 minuti al giorno, per almeno 4-5 giorni a settimana. Presso il nostro centro, per garantire una corretta attività fisica ai pazienti che vengono dimessi con diagnosi di infarto del miocardio proponiamo l’adesione a programmi specifici di riabilitazione cardiologica, sotto la guida di operatori esperti. Quando i livelli di colesterolo rimangono elevati nonostante un’attività fisica corretta e regolare, è necessario ricorrere all’utilizzo di terapie farmacologiche per abbattere il rischio cardiovascolare dei nostri pazienti.
Spesso si ricorre al cardiologo quando ci sono degli evidenti sintomi, da quale fascia di età è idoneo controllare periodicamente l’apparato cardiocircolatorio e in quale lasso di tempo?
Eseguire una visita cardiologica “prima” della comparsa di sintomi suggestivi di una patologia cardiovascolare è importante per poter controllare il nostro stato di salute e per proteggere il nostro sistema cardiovascolare attraverso strategie di prevenzione cosiddetta “primaria” (prima, cioè, che dell’insorgenza di una patologia cardiologica). Non esiste una fascia di età al di sotto della quale si può escludere con certezza la presenza di dislipidemia o di malattie dell’apparato cardiovascolare, soprattutto in presenza di familiarità per la comparsa precoce di tali condizioni. Presso il nostro centro, infatti, ci occupiamo anche di patologie metaboliche e cardiovascolari su base genetica che spesso interessano anche soggetti giovani o addirittura bambini e adolescenti. Per la diagnosi di dislipidemia, eseguiamo valutazioni di screening (ad esempio, valutando il profilo lipidico almeno una volta in epoca pediatrica ed una volta in età adolescenziale), facendo delle rivalutazioni ogni 5 anni, soprattutto in presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare o in presenza di segni clinici di sospetti di ipercolesterolemia (xantomi tendinei, xantelasmi).
Anche la chirurgia cardiovascolare è sempre in aggiornamento. In che modo le tecniche mininvasive hanno dato un apporto migliore ai pazienti nella risoluzione di determinate patologie e nella fase post-operatoria rispetto alle tecniche tradizionali?
Negli ultimi anni, procedure mini-invasive (definite “trans-catetere”), si stanno diffondendo sempre di più per il trattamento di patologie cardiovascolari che sono spesso presenti in pazienti con una prolungata esposizione a livelli elevati di colesterolo LDL, e cioè la malattia coronarica e la stenosi valvolare aortica. La chirurgia classica ha sempre avuto alcuni limiti di applicabilità, soprattutto nei pazienti anziani più “fragili”. Oggi, presso il reparto di Cardiologia dell’AORN di Caserta, proponiamo ai pazienti approcci mini-invasivi, che ci permettono di trattare patologie coronariche e valvolari con un vantaggio per i nostri pazienti in termini di durata della degenza, recupero post-operatorio, e complicanze peri-operatorie, con un’efficacia clinica sovrapponibile ed una maggiore sicurezza. Nel nostro centro, si eseguono routinariamente da anni procedure di sostituzione trans-catetere della valvola aortica (TAVI), la chiusura percutanea del forame ovale, la riparazione percutanea della valvola mitrale e tricuspide, e la chiusura percutanea dell’auricola sinistra. Queste procedure rappresentano opzioni terapeutiche molto valide che, se eseguite da operatori esperti, sono in grado di migliorare la prognosi e la qualità di vita dei nostri pazienti.