Osteoporosi, la malattia silente

INTERVISTA A LUCA SERRA

MEDICO CHIRURGO RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI CHIRURGIA VERTEBRALE ONCOLOGICA PRESSO L’ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI “G. PASCALE” DI NAPOLI E NEUROCHIRURGO PRESSO L’OSPEDALE ISRAELITICO DI ROMA, SPECIALIZZATO NELLA CURA DELLE PATOLOGIE VERTEBRALI 

L’osteoporosi è stata riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la terza malattia per costo socioeconomico dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Analizzando gli ultimi dati disponibili, dopo la menopausa 1 donna su 3 ha un’osteoporosi, mentre per quanto riguarda gli uomini sopra i 65 anni il rapporto è di 1 su 5. In generale sopra i 60 anni 1 persona su 8 ha una frattura vertebrale da osteoporosi. Insomma una patologia che colpisce sempre più persone con un impatto davvero ingente sull’economia. Di questo abbiamo parlato con il dottor Luca Serra, Medico Chirurgo responsabile del Servizio di Chirurgia Vertebrale Oncologica presso l’Istituto Nazionale dei Tumori “G. Pascale” di Napoli e neurochirurgo presso l’Ospedale Israelitico di Roma, specializzato nella cura delle patologie vertebrali.

 

Dottore, addentriamoci subito nell’analisi di questa patologia. Che cos’è l’osteoporosi?

In poche parole l’osteoporosi non è altro che l’indebolimento del nostro scheletro che avviene negli anni secondo un ciclo del tutto naturale. Questo avviene perché l’osso è una struttura compatta e col passare degli anni tende ad indebolirsi e a formare delle piccole cavità, dei piccoli micro pori all’interno della struttura che tendono ad ingrandirsi col passare del tempo e ad indebolire lo scheletro. Fino ai 25-30 anni prevalgono le cellule che formano osso, le osteoblasti, mentre col passare degli anni esse cominciano a stare in equilibrio con le osteoclasti, le cellule che rimuovono osso, fino ai 50 anni nelle donne e fino ai 60 negli uomini. Terminato tale equilibrio cominciano a prevalere le cellule che rimuovono osso e che sono alla base della formazione dei pori che portano alla fragilità prima e alle fratture poi. Poiché molte persone si rendono conto di essere affette da questa patologia solo in conseguenza di un evento di tipo traumatico, anche banale, viene detta malattia silente perché il paziente scopre con una frattura di avere un’osteoporosi. Ciò compromette di fatto la prevenzione, dato che la diagnosi molto spesso viene fatta a posteriori.

 

Quali sono le conseguenze di questa patologia?

La conseguenza più importante della fragilità ossea è il rischio di fratture: tra queste la più frequente è quella alla colonna vertebrale, seguita da quella del’anca e del polso. Il problema è che mentre queste ultime due richiedono un trauma, per quanto riguarda la frattura della colonna vertebrale essa può avvenire anche con semplici movimenti quotidiani di casa come per esempio rifare il letto o sollevare un oggetto in cucina. Inoltre in una persona osteoporotica la presenza di una frattura vertebrale aumenta di molto il rischio di una seconda frattura, per cui diventa ancora più importante fare precocemente la diagnosi della prima frattura.

 

Quali terapie vengono messe in campo per combattere l’osteoporosi?

Le terapie per l’osteoporosi si basano sull’utilizzo di farmaci dedicati al trattamento particolare di questa patologia chiamati bifosfonati. Essi agiscono rallentando o addirittura arrestando l’invecchiamento dell’osso evitando così la fragilità ossea. Diviene fondamentale un utilizzo repentino di tali farmaci, dato che risultano più leggeri in una fase iniziale e viceversa più importanti in una fase avanzata della patologia. Tra la normalità e l’osteoporosi conclamata esiste una fase intermedia definita osteopenia ed è proprio questo il momento in cui bisogna intervenire con le terapie.

Quanti passi ha fatto l’innovazione tecnologica nella cura di questa malattia?

Oggi l’innovazione tecnologica permette di trattare con minore difficoltà i pazienti affetti da osteoporosi. Siamo passati dall’applicazione di busti metallici molto scomodi da indossare e l’immobilizzazione delle persone ad un trattamento chirurgico molto meno invasivo, la vertebroplastica. Questa tecnica, che si basa sulla cementazione della vertebra fratturata, permette di trattare anche ambulatorialmente e in day hospital fratture che fino a qualche tempo fa richiedevano interventi molto lunghi con convalescenze prolungate e impattanti sulla qualità della vita delle persone.

Lei prima l’ha definita una malattia silente, per questo diviene ancora più fondamentale la prevenzione…

Esatto, proprio perché si parla di una pandemia silente simile a quella da Coronavirus, l’OMS fa tantissima campagna di sensibilità per la prevenzione da osteoporosi. Oggi per una donna dopo la menopausa e per un uomo oltre una certa età diventa necessario effettuare un esame volto a fare uno screening per conoscere se si soffre di osteoporosi, ovvero una densitometria ossea o MOC. Accanto a questo tipo di esame abbiamo poi le più classiche radiografie, Tac e risonanze. Una prevenzione diagnostica precoce nel caso dell’osteoporosi fa prevenire la terapia per la formazione di pori, rallentandola attraverso una cura farmacologica tempestiva. Solitamente quando si avverte un dolore alla schiena si pensa ad artrosi o all’ernia del disco e invece spesso si tratta di osteoporosi. Per questo motivo fare prevenzione è fondamentale, perché prima si individua la patologia, prima si può curare e diminuire i rischi di incombenza di conseguenze molto gravi come la compressione sul midollo.

In conclusione, nonostante sia una patologia che colpisce persone in età avanzata, ha qualche consiglio per i più giovani?

Non interessando prettamente l’età giovanile consiglio semplicemente degli esami in caso di deficit di calcio e di vitamina D, ovviamente una vita e uno stile alimentari sani e soprattutto evitare il fumo, perché esso ha un forte impatto sulla qualità della vita dell’osseo. Un campanello d’allarme può derivare dalla familiarità di osteoporosi soprattutto per le donne: se una ragazza ha la madre che soffre di grave osteoporosi deve essere più attenta con il passare degli anni a fare una prevenzione adeguata per tenere sotto controllo l’incombenza della malattia.

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