Ortopedia, l’italiano Maffulli primo al mondo tra i ricercatori

In Italia possiamo vantarci di avere un luminare di fama internazionale nel campo dell’ortopedia e nella medicina dello sport, con una predisposizione alla cura del paziente davvero unica. Si tratta di Nicola Maffulli, Professore Ordinario dell’Università Sapienza di Roma.

Professore, lei è stato indicato dalla Stanford University come il ricercatore più influente al mondo nel suo campo, che ripetiamo è quello dell’ortopedia e della medicina dello sport. Come si giunge a tale traguardo?

E’ un lavoro di squadra, non si raggiunge in una giornata. Sono in questo campo da 4 decadi e questo risultato è frutto di una attività di equipe.

Aggiungo poi che sin dagli inizi ho cercato di coniugare sempre la chirurgia con la ricerca. Continuo, infatti, a svolgere quello che facevo prima e alla stessa maniera. Il connubio tra attività di clinica e di ricerca è è la giusta formula attraverso la quale si può far avanzare l’ortopedia e la medicina dello sport .

Il governo ha annunciato l’abolizione del numero chiuso lei che cosa ne pensa?

Potremmo saperlo solo tra qualche anno, al momento in Italia non ci sono abbastanza medici ma soprattutto non ci sono abbastanza medici che vogliono lavorare nel sistema Sanitario Nazionale. Bisogna operare su due fronti: uno quello di ampliare il numero attraverso cui accedere alla facoltà di medicina, l’’altro quello di rendere sempre più appetibile il lavoro nel pubblico,

Quali attrattive mancano oggi ai giovani che si allontanano sempre di più dalle loro terre?

Probabilmente la possibilità di far carriera in maniera strutturata. In Italia si parla molto della mancanza di meritocrazia. Questo è solo parzialmente vero. Siamo spesso esterofili ma bisogna dire che non c’è dubbio che i nostri medici siano più preparati e quando andiamo all’estero, ci difendiamo estremamente bene a discapito dei locali. Io sono ben sicuro che la nostra Facoltà di medicina sia di ottimo livello e continuerà ad esserlo.

Entriamo nel dettaglio della sua dote scientifica perché negli anni ha sviluppato innovative tecniche chirurgiche. In che modo sono applicabili nei pazienti che visita tutti i giorni?

Il mio il mio sforzo è sempre stato quello di semplificare le tecniche e di renderle di volta in volta più gentili e meno invasive. Ci stiamo riuscendo per quello che riguarda la chirurgia del ginocchio e la chirurgia della caviglia. Cerchiamo poi di adottare tecniche di anestesia meno impattanti in molte operazioni, facilitando il rientro a casa in giornata.

Oltre ad una fama internazionale con una predisposizione alla cura del paziente, non possiamo non sottolineare che mette a servizio il suo sapere per atleti di élite e di pazienti super blasonati della casa reale. Un grande onore, ma anche un onore da rispettare…

Esatto! Ho seguito un membro della casa reale Inghilterra del Golfo, nel Golfo Persico in Arabia. Posso dire che in generale tutte queste persone sono state deliziose nel loro approccio con me. Nei miei confronti stati estremamente attenti. Forse un po’ diversi rispetto agli atleti, perché spesso non si lavora solo con loro, ma con tutto lo staff . Quindi un è po’ più difficile poiché tutte informazioni terapie devono essere mediate da tutte le persone che sono lì intorno e che non hanno come priorità la salute del paziente ma semplicemente il ritorno allo sport ritorna ai guadagno derivante dalle loro prestazioni.

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