Neurochirurgia, Campania all’avanguardia nella cura delle patologie

I passi avanti della ricerca e della medicina sono una concreta speranza per tutti noi. Professionisti che si dedicano allo studio per raggiungere importanti progressi scientifici sono una realtà concreta e non soltanto una speranza. Come il Dott. Claudio Schonauer, esperto in Neurochirurgia e Neuroncologia Chirurgica, che vanta oltre 1500 interventi come primo operatore di chirurgia cranica e spinale. Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurochirurgia Ospedale Cardarelli di Napoli, si adopera nella neurochirurgia nel campo delicato della cura di molteplici problematiche che interessano anche il cervello.

Dottore, quali sono le patologie che segue maggiormente? Quali le possibili cure?

La patologia che più seguiamo è quella oncologica nel cervello, quello su cui ci stiamo concentrando è l’utilizzo di molte tecnologie contemporaneamente per ottenere una resezione più possibile totale della lesione. E’ importante guidare il paziente anche nelle fasi post-operatorie legate al percorso oncologico per non abbandonare l’ammalato, ma affiancarlo e accompagnarlo nella terapia.

Non solo l’area cerebrale ma anche colonna vertebrale e i nervi periferici?

La patologia che curiamo di più della colonna è la patologia complessa quindi sia essa post-traumatica, sia degenerativa e di deformità. In tal caso, utilizziamo tecnologia di ultimissima innovazione ad azione robotica con tac intra-operatoria che ci consente di affrontare con maggiore serenità anche i casi più complessi. Nel nostro centro, trattiamo la chirurgia mininvasiva per la chirurgia cerebrale utilizzando degli speciali retrattori tubulari trasparenti che ci consentono di raggiungere attraverso un forellino, grande quanto le vecchie 100 lire o due euro di oggi, e arrivare alle aree più profonde del cervello. Nella chirurgia vertebrale per la cura si sta utilizzando sistemi robotici per rendere molto piccole le incisioni cutanee e limitando al minimo il trauma muscolare.

Grazie alla chirurgia mini-invasiva, com’è possibile intervenire, anche nei casi più importanti, in modo immediato e risolutorio?

Per quanto riguarda i progressi, i risultati sono maggiori nella fase operatoria, anche se sono comunque limitati dall’ eventuale variabile dell’aggressività biologica dei tumori. Dal punto di vista chirurgico riusciamo essere anche radicali nella maggior parte dei casi, ma molto dipende dall’originaria aggressività della patologia di base.

Quale ruolo giova la prevenzione? E un corretto stile di vita?

Lo stile di vita e influenza tantissimo la patologia degenerativa vertebrale soprattutto per quanto riguarda una postura corretta, un’attività fisica regolare, non estrema, quindi diciamo non sport ad alto impatto, ma anche una camminata tre volte la settimana di una mezz’oretta o quarantacinque minuti, sono efficaci.

Come la cura della postura e la limitazione dei fattori di rischio che possono essere obesità e fumo di sigaretta danno un contributo importante nella limitazione della patologia degenerativa vertebrale.

Quali saranno le nuove frontiere della neurochirurgia?

Le nuove frontiere della neurochirurgia cerebrale sono soprattutto quelle di utilizzare una strada in cui il genetista e l’anatomopatologo lavorano insieme al neurochirurgo per rimuovere più tumore possibile, nel rispetto della funzione del paziente, utilizzando dei monitoraggi intraoperatori neurofisiologici che vanno a monitorare l’attività motoria, verbale dell’ammalato durante la procedura di asportazione dei tumori. Quest’azione in sinergia in parte è già fatta, ma l’accoppiamento con l’analisi genetica intra-operatoria e le analisi anatomopatologiche intraoperatorie ci consentono di essere ancora più radicali.

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