Le nuove frontiere dell’estetica

Il tema della bellezza spesso si unisce al mondo del benessere psicologico dal momento in cui esso passa anche per l’accettazione del nostro corpo. Ci sono delle fasi della vita in cui quest’argomento diventa prioritario e quando affrontiamo percorsi che ci portano al cambiamento, come nel caso di una diminuzione del peso, ci chiediamo se la sola alimentazione sia sufficiente per far stare al passo il nostro organismo e i nostri tessuti. In determinate circostante l’intervento di un chirurgo esperto può dare una valida soluzione. Ne parliamo con il Dottor Marco Moraci, eccellenza internazionale e orgoglio nostrano.

Cerchiamo di capire quali interventi mirati possano restituire un miglioramento dell’equilibrio corporeo e di rendere migliore la qualità della vita dei pazienti. Perché la chirurgia estetica ha un ruolo nel modo in cui ci approcciamo alla società, secondo lei?

I canoni di bellezza ormai imposti dai media e dalla moda sono sempre più invadenti. La nostra quotidianità è sempre di più fatta da modelli di bellezza da perseguire e i più giovani così come i più grandi puntano a quei canoni. Ad oggi abbiamo diversi tipi di tecniche chirurgiche o di trattamenti messi a punto in medicina estetica che possono aiutarci a perseguire la forma fisica “ideale”. Bisogna però sottolineare il ruolo fondamentale di noi chirurghi plastici, come di tutti i medici, di consigliare al meglio i pazienti affinché non eccedano nel consumo della medicina e della chirurgia estetica. Purtroppo ad oggi i giovani sono un po’ vittime e inseguono questi canoni in una ricerca spasmodica e patologica. Questo è anche colpa dei social che impongono e facilitano la capillarizzazione di questi modelli e i più piccoli cadono in questo tranello inseguendo qualcosa che spesso nella realtà non esiste. Ci troviamo alle volte dinnanzi a pazienti affetti da determinate patologie psichiche come la Body dysmorphic Syndrome che è una patologia in cui il paziente idealizza il proprio corpo vedendolo in modo diverso da come è in realtà.

In ottica di armonia, per non stravolgere i canoni fisionomici di ogni paziente, parliamo sempre di una ricerca in ambito psicofisico. Entrambi i generi hanno oggi consapevolezza di dover rivolgersi a dei professionisti, è un aspetto ad oggi sempre più ricercato?

C’è molta più domanda in ambito di chirurgia plastica e di medicina estetica. Forse la medicina estetica ha fatto più passi avanti rispetto alla chirurgia in quest’ultimo decennio grazie alle nuove metodologie e ai nuovi macchinari di medicina estetica. Si possono offrire molte più soluzioni meno invasive e più mirate che permettono un recupero in tempi brevi. Oggi la richiesta è di più chirurgia plastica o medicina estetica mini-invasiva e sempre più mirata per l’occhio, per il naso, per il fianco e non più di grossi interventi. Per il corpo per esempio ci sono nuove metodologie che permettono l’esecuzione di tecniche chirurgiche in modo meno invasivo al netto di cicatrici meno visibili.

Parliamo proprio di una di queste nuove tecnologie: la vaser lipo e plasma argon, che cosa permette questo tipo di intervento? È eseguibile sia su uomini che su donne?

È praticabile assolutamente anche su pazienti maschili. Queste due macchine, il vaser lipo system e l’ argon plasma, permettono di eliminare le adiposità localizzate, trasferire il tessuto adiposo da dove è in eccesso a dove manca permettendo quindi di ripristinare i volumi laddove ce ne sia necessità e di eliminarli quando sono in eccesso. Al tempo stesso l’argon plasma è un macchinario che crea un effetto di tensione della cute, chiamato skin tightening, ovvero un effetto lifting senza ricorrere all’eliminazione chirurgica, senza cicatrici. Oggi si può effettuare una liposcultura con questo macchinario che si chiama vaser system che è meno traumatico, meno invasivo e più rispettoso dei tessuti limitrofi. Si persegue un risultato che fino a pochi anni fa era impensabile attraverso l’utilizzo di questi due macchinari.

Il vantaggio che offre il trattamento con questi due macchinare c’è anche in ottica di tempi di recupero?

I tempi sono indubbiamente più rapidi, il decorso post-operatorio è meno doloroso, ci sono meno lividi e il ritorno alla quotidianità è rapidissimo, si parla di 24/48 ore. Questo intervento è particolarmente rivolto alle donne che hanno appena affrontato una gravidanza; oggi c’è un nuovo capitolo dedicato alla medicina estetica chiamato mommy make over, nato in America, che rimodella il corpo in un unico intervento: seno, addome, gambe, glutei, con la metodologia del total body reshaping che prevede il trasferimento dei volumi attraverso questi due macchinari.

Ad oggi queste nuove tecniche rendono la liposuzione sicura, sempre però premesso che venga eseguita da mani esperte. Purtroppo non tutti ricorrono a seri professionisti, questo è un vulnus che molti chirurghi si trovano ad affrontare. Può capitare di dover intervenire in ambito correttivo?

C’è in questo settore molto abusivismo, c’è un vulnus giuridico in Italia che permette ad ogni medico con laurea in medicina senza alcuna specializzazione di eseguire tutti, o quasi tutti, i tipi di intervento chirurgico, non parlo solo di chirurgia plastica. Se in Inghilterra, ad esempio, vado come medico in una clinica privata e voglio prenotare un intervento di mastoplastica additiva su una mia paziente la clinica mi chiederà il certificato di specializzazione, qui in Italia non succede. Bisogna quindi rivolgersi sempre a medici che siano specialisti, non basta rivolgersi a chi pratica la chirurgia plastica, si deve richiedere che sia affiliato alle uniche due società scientifiche riconosciute dal Ministero della Sanità che sono la SICPRE e la AICPE. Tornando alla domanda sull’intervento correttivo si parla ovviamente di interventi sempre molto più complessi di un intervento primario. Quando il paziente viene operato male una prima volta rimettere mano per aiutarlo coinvolge anche l’aspetto psichico del paziente che viene da noi molto provato, con deficit di autostima. C’è quindi una parte di gestione psicologica che non va assolutamente trascurata.

Ricordiamo che lei è stato primo aiuto di Jan Stanek e Peter Ashby ritenuti tutt’oggi tra i padri della chirurgia estetica mondiale. Ha scelto sia Londra che Napoli per la sua medicina, due città che hanno cambiato la sua vita professionale.

Sono contento della mia scelta di essere tornato a Napoli ma professionalmente devo tutto a Londra.

Quando sento quei due nomi ancora oggi mi viene la pelle d’oca perché li reputo i miei secondi padri, mi hanno insegnato tutto, soprattutto l’etica, che purtroppo vedo sempre più mancare in questo mestiere. Londra è stata la città della formazione professionale, la città che mi ha messo alla prova. Quando sono tornato a Napoli l’ho fatto un po’ come sfida ma anche per portare le mie tecniche in Italia e costruire qualcosa di nuovo.

Ritornando agli interventi, c’è una parte del corpo che rappresenta il biglietto da visita di ognuno, ovvero il volto. Quali sono gli interventi più richiesti da parte dei pazienti per quanto riguarda questa parte del corpo?

Ormai si chiede qualsiasi cosa, ad essere onesti. I pazienti vengono preparatissimi nei nostri studi, sanno cosa si può fare dal punto di vista di medicina infiltrativa, attraverso acido ialuronico o tossina botulinica, fino agli interventi più completi come il lifting completo chirurgico del viso e del collo. Io sono un po’ contrario all’abuso della medicina estetica e dei filler che noto soprattutto in sud Italia, cosa che non è cosi diffusa altrove. Avendo studio a Milano, Roma e Napoli posso vedere queste differenze sulla base delle richieste. Mentre a Milano la paziente è più predisposta a un lifting chirurgico del volto quando è il momento di farlo, a Napoli, così come a Roma, è più cauta, ha più paura e spesso cade nel tranello di poter ottenere lo stesso risultato chirurgico semplicemente con le infiltrazioni e talvolta si rischia di stravolgere il viso abusandone. Qui vedo sempre più visi abnormemente gonfi di acido ialuronico o paralizzati da un eccesso di tossina botulinica e non vedo invece lifting chirurgici fatti bene che come interventi sono molto più intelligenti perché danno un risultato permanente e molto più naturale.

Quando è il momento giusto per ricorrere alla chirurgia?

Bisogna sempre rivolgersi ad un professionista che deve dare un’indicazione, come per tutte le tecniche chirurgiche. Si può parlare però di mini lifting già dai 45 anni in su.

In conclusione, lei ha scelto di indirizzare i suoi studi anche in ambito di cellule staminali. Che ruolo possono svolgere queste ultime a sostegno dell’armonia estetica e della salute nel complesso?

Le cellule staminali oggi sono il presente, si utilizzano in tutte le discipline chirurgiche e mediche. In chirurgia plastica vengono utilizzate nella ricostruzione dei tessuti molli, come ad esempio il seno o anche i capelli, oppure per la cura del derma e delle cicatrici difficili o anche per le ulcere diabetiche. Le cellule staminali potremmo dire che sono come una grande bomba sulla quale noi stiamo portando avanti tanti studi e non abbiamo ancora precisamente capito come funziona, fermo restando i grandi passi avanti fatti rispetto a venti anni fa. Basti pensare che il primo utilizzo di cellule staminali è stato fatto per caso: Sidney Coleman fu il primo chirurgo plastico che a New York utilizzò il lipofilling per riempire alcuni punti del viso e notò che migliorava anche la qualità del derma, non capendo il perché lo andò a studiare e scoprì che c’erano delle cellule staminali, chiamate pluripotenti ADNCS, contenute sulla membrana degli adipociti e da lì nacque il percorso che si chiama Medicina Rigenerativa.

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