Il futuro della chirurgia attraverso i robot

Di recente, l’equipe dell’unità operativa complessa di chirurgia toracica dell’ospedale Monaldi, ha esportato in via mininvasiva un tumore di 9 centimetri, grazie all’ausilio della chirurgia robotica. A raccontarci di questa nuova frontiera della sanità sarà il dottore Carlo Curcio, direttore della U. O. C. di chirurgia toracica dell’ospedale Monaldi.

Dottore, un intervento incredibile, dove avete asportato un tumore, come dicevamo di 9 centimetri, realizzato anche grazie all’ausilio della chirurgia robotica…

Siamo riusciti ad effettuare l’intervento, che è un esempio di operazione toracica polmonare, con il supporto del robot, che si è già rilevato super efficace; tanto è vero che abbiamo già eseguito 180 operazione con questa innovativa tecnologia. Le modalità di svolgimento dell’operazione avvengono con il controllo delle mani del robot, che possono muoversi a 360 gradi, mediante l’utilizzo di un joystick, gestito a distanza. Così riusciamo ad osservare in modo dettagliato le strutture anatomiche e, quindi, operiamo con la massima sicurezza. Si tratta di una tecnica ibrida, ovvero avviene completamente per via mininvasiva attraverso tre piccoli fori fatti sul lato sinistro del torace. Successivamente si esporta la neoplasia mediante un piccolo taglio.

Quali sono i vantaggi di questa tecnologia robotica mininvasiva, non solo per il paziente, ripresosi in sei giorni, ma per l’intera equipe?

Dietro la mia figura ci sono tanti colleghi, compresi gli anestesisti, che cooperano per assicurare il massimo risultato. La chirurgia robotica, a questo proposito, ben si è inserita all’interno della nostra squadra, aiutandoci a raggiungere risultati veramente formidabili. Se non avessimo avuto il robot, l’intervento sarebbe stato eseguito in via sternotomica, con l’apertura dello sterno; questo processo avrebbe reso sicuramente più gravoso il percorso del paziente, non solo durante l’operazione ma durante la sua degenza, di certo più lunga dei sei giorni. Nel caso specifico, inoltre, la paziente, oltre al tumore, aveva anche due noduli polmonari sui quali siamo intervenuti, sempre attraverso i tre accessi, con una resezione. In conclusione, il robot ha risparmiato al paziente una sternotomia ed una toracotomia.

Il robot Da Vinci, un supporto di incredibile valore. Come funziona nel dettaglio?

Come ho accennato, il robot Da Vinci è costituito da due parti: una consolle, dove è seduto il chirurgo, e una parte centrale, collegata a tre o quattro braccia, a seconda del tipo di intervento. Il chirurgo dalla consolle svolge l’intervento, controllando le braccia attraverso un monitor. In sala operatoria, ci sono due aiuti che coordinano l’operazione e intervengono in caso di complicanza. Mi preme sottolineare che la mia azienda, a dispetto delle difficoltà sorte a seguito della pandemia, riesce a mettere a disposizione di noi specialisti tutte le tecnologie di ultima generazione, come quest’ultima versione del robot Da Vinci.

Cosa aspettarci dal futuro, non solo dal robot da Vinci ma dalla chirurgia robotica in generale?

È una domanda interessante. Undici anni fa, quando ho cominciato a fare questa tipologia di interventi, mai avrei immaginato di giungere a compiere interventi come quello di cui abbiamo discusso oggi. Quindi, considerando che la chirurgia è in netta evoluzione, credo che la chirurgia robotica è sicuramente il presente ma, senza dubbio, anche il futuro. I colleghi del futuro opereranno con tecniche robotiche futuristiche e super efficaci!

Dottore, è possibile, anche con lo sviluppo tecnologico, combattere il fenomeno della migrazione sanitaria?

È una considerazione corretta, purtroppo ci sono ancora troppe fughe di carattere sanitario. Il nostro compito è, oltre che sfruttare queste tecnologie, farle conoscerle alle nostre latitudini. La nostra utenza spesso ignora quello che siamo capaci di fare e questo è un dispiacere. Per tali ragioni svolgo numerosi corsi di aggiornamento, perché è compito dei direttori delle strutture complesse, non solo fare questi interventi, ma anche trasmetterli ai propri collaboratori affinché si possa trasmettere il bagaglio culturale di ogni medico. È una soddisfazione dirle che tali corsi hanno riscosso successo anche tra i colleghi del nord. Sono convinto che ci proietteremo verso un nuovo futuro in campo medico.

 

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