Una recente ricerca condotta dal Cipomo (Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri) ha messo in luce alcune delle principali sfide che i pazienti oncologici affrontano nel loro percorso di cura in Italia, evidenziando come la distanza fisica dai centri di trattamento e le barriere nella comunicazione con il personale medico rendano più arduo il già difficile cammino di chi lotta contro il cancro.
L’indagine, che ha coinvolto quasi mille pazienti con un’età media di 65 anni seguiti in diverse strutture oncologiche regionali, rivela che il 20% dei pazienti è costretto a percorrere più di 30 chilometri per raggiungere il centro dove riceve trattamento. Ancora più preoccupante è che il 32% dei pazienti percorre tra i 10 e i 30 chilometri. Queste distanze non solo aggiungono stress fisico e logistico ai pazienti e alle loro famiglie, ma possono anche influire negativamente sulla frequenza e sull’efficacia del trattamento.
Oltre alle sfide logistiche, il rapporto sottolinea una marcata insoddisfazione riguardo alla qualità della comunicazione tra pazienti e personale sanitario. Circa il 50% dei pazienti lamenta la necessità di una maggiore attenzione e di una migliore comunicazione durante il trattamento. Questi dati sono stati discussi ampiamente durante il 28° congresso nazionale dei primari di oncologia, tenutosi a Siracusa, dove è emersa la richiesta di un approccio più olistico e centrato sul paziente.
Secondo Luisa Fioretto, presidente di Cipomo, la diagnosi di cancro è un evento che sconvolge non solo dal punto di vista fisico, ma anche emotivo. È quindi fondamentale che il trattamento non si limiti alla malattia, ma consideri la persona nella sua interezza. Da nord a sud, i pazienti richiedono cure più personalizzate e assistenza che vada oltre il mero trattamento medico.
Paolo Tralongo, direttore del dipartimento di oncologia dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Siracusa, aggiunge che tra le attività supportate dai pazienti spiccano quelle artistiche e fisiche, oltre ai servizi che aiutano a gestire l’immagine corporea durante il trattamento. Questi servizi aiutano a colmare le distanze emotive e a migliorare la qualità della vita durante un periodo così critico.
Il congresso è stata anche l’occasione per presentare il volume “I medici raccontano. Storie di vita e di malattia”, curato da Luisa Fioretto e Alberto Scanni. Quest’opera raccoglie esperienze di professionisti dell’oncologia, mostrando l’importanza delle competenze relazionali accanto a quelle scientifiche nel trattamento dei tumori.
Questi risultati sottolineano l’urgente bisogno di miglioramenti nelle infrastrutture e nelle politiche sanitarie, per garantire che tutti i pazienti abbiano accesso a cure di alta qualità senza oneri aggiuntivi. La speranza è che queste sfide possano essere affrontate con successo per ridurre il peso sulle spalle dei pazienti e delle loro famiglie.