Come curare la fibromialgia

Esistono moltissime patologie silenziose e molto pericolose per la nostra salute, una di queste è la fibromialgia, una patologia in forte crescita soprattutto nelle donne. Ne parliamo insieme al dottor Attilio Calvanese, reumatologo e algologo.

Parliamo di questa patologia, la fibromialgia. Come possiamo descriverla?

La fibromialgia è una patologia molto diffusa e sotto-diagnosticata. Si pensa che almeno due milioni di persone in Italia ne siano affetti e che più dell’80% sia di sesso femminile. La fibromialgia è una sindrome, prima che una malattia, caratterizzata da un dolore diffuso e cronico. Questa è una patologia che non sparisce, cioè non tende ad una remissione spontanea prolungata, quindi è una malattia reumatica ma a differenza delle altre in cui sono colpite maggiormente le articolazioni, come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica o come le connettività, questa malattie colpisce soprattutto i muscoli e le fasce e quindi le strutture fibrose dell’apparto muscolo-scheletrico, da qui il nome fibromialgia.

Quali sono i sintomi che dobbiamo subito riconoscere e quindi quando preoccuparsi?

I sintomi che ci permettono di sospettare la fibromialgia sono la presenza di dolori in più parti del corpo. Alle volte mi è capitato di avere pazienti che venissero da me dicendo “Dottore ho la fibromialgia alla gamba”, non esiste purtroppo la fibromialgia alla gamba ma colpisce diffusamente tutto il tronco, gli arti e il collo. Il problema è che non esistono ad oggi dei marcatori specifici che ci permettono di fare diagnosi di fibromialgia. Tutt’ora è una diagnosi in negativo ovvero, escludendo tutte le altre condizioni morbose che possono portare dolore cronico diffuso, stanchezza, alterazione del ritmo sonno-veglia, si possono incardinare quei criteri diagnostici che ci permettono di parlare di fibromialgia.

Una volta effettuata la diagnosi quali sono le terapie che ad oggi vengono messe in campo nella cura di questa sindrome? Si parla molto anche della cannabis terapeutica. È un metodo efficace?

Ad oggi gli approcci terapeutici per la fibromialgia sono stati deludenti. Per molto tempo si è ricorso a dei farmaci più di competenza neurologica che reumatologica, farmaci che alterano la conduzione nervosa come il pregabalin o il gabapentin, farmaci gravati da grossi effetti collaterali a fronte di risultati terapeutici piuttosto scarsi. Da 4/5 anni nel campo della medicina del dolore si è fatta strada a grandi passi la cannabis terapeutica sotto forma di prodotti sintetici che hanno preceduto gli estratti di cannabis veri e propri, la cosiddetta ‘PEA’, palmitoiletanolamide. Oggi invece abbiamo la possibilità di prescrivere, anche con piani riconosciuti dalla Regione Campania, quindi totalmente gratuiti, la cannabis terapeutica ai soggetti aventi diritto e aventi diagnosi di dolore cronico refrattario.

Ad oggi c’è ancora resistenza nella prescrizione della cannabis terapeutica?

Io devo fare i complimenti ai nostri tecnici della Regione Campania perché forse qui abbiamo la migliore legge in Italia per assicurare agli aventi diritto questi piani terapeutici. Le grosse limitazioni sono prima di tutto la scarsa conoscenza di questa opportunità terapeutica e soprattutto il grosso ostracismo da parte dei medici di base.

Come viene seguito il paziente una volta che intraprende questo piano terapeutico?

Vengono fatti dei piani terapeutici con durata variabile, il minimo è 90 giorni e il massimo è 180. Un’altra difficoltà per la cannabis terapeutica sta nel fatto che essendo ancora considerata sostanza stupefacente non può essere trovata già pronta e predeterminata nelle farmacie con laboratori galenici, trascorrono in media 7/8 giorni dalla richiesta poiché poi deve essere titolata in un laboratorio certificato. C’è innanzitutto un problema di approvvigionamento della materia, purtroppo l’Italia importa in primis dall’Olanda e poi dal Canada, recentemente anche la Danimarca ha vinto una gara per l’approvvigionamento e quella che arriva è molto limitata rispetto alla domanda dei medici. Inoltre il numero delle farmacie galeniche abilitate e che hanno avuto una certa esperienza nel fare la cannabis terapeutica è molto limitato.

Entrando nell’ambito della prevenzione fare una diagnosi preventiva in questo caso potrebbe fare la differenza?

Purtroppo la prevenzione per la fibromialgia ad oggi è un discorso molto lato, non sappiamo ancora quali siano le cause scatenanti, sono state fatte delle indagini e soprattutto soggetti che hanno una vita molto stressante nell’età infantile e adolescenziale, donne che sono state abusate o che hanno avuto problemi familiari possono esprimere e somatizzare questi disturbi all’interno del sistema neuromuscolare. Quello che è importante è la diagnosi precoce poiché i nostri sistemi che portano il dolore tendono ad automantenersi e a mantenere un livello di attività tanto più alto quanto più la via anomala del dolore è attivata. Interrompere quindi i circuiti del dolore è fondamentale per avere una pronta e prolungata remissione.

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