Cardiologia, il futuro tra prevenzione e sviluppo della chirurgia mininvasiva

Le malattie cardiovascolari sono una sfida costante e la gestione di pazienti ad alto rischio cardiovascolare rappresenta un modello di lavoro integrato tra specialisti attraverso lo scambio d’informazioni e coordinamento delle varie figure coinvolte,
allo scopo di ottimizzare i risultati terapeutici e utilizzare, in modo razionale, le risorse disponibili. Questo è da sempre il monito del Dottor Ciro Mauro, direttore della struttura complessa di Cardiologia con Utic del Cardarelli.

Le patologie da lei curate sono estremamente delicate, quali fasce anagrafiche sono le maggiormente osservate, c’è una differenza sensibile tra uomini e donne che si rivolgono a lei?

Il range anagrafico trattato in linea di massima varia dai 20/25 anni fino ai 90 e non abbiamo grosse differenze di genere, curiamo in maniera trasversale le problematiche legate al cuore, con ottimi risultati.

In che modo la prevenzione può essere un aiuto efficace per affrontare eventuali disturbi cardiaci?


La prevenzione è sicuramente un modo molto idoneo per ridurre i disturbi perché si abbatte il rischio cardiologico dei pazienti curando i fattori correggibili come l’ipertensione, il fumo, il colesterolo e diabete. I controlli medici e ciò che riguarda l’anamnesi del paziente rappresentano un quadro generale per comprendere e seguire eventuali patologie. Ovviamente, il controllo del peso, l’assenza di tabacco, un’alimentazione equilibrata ci facilitano la riduzione di rischi verso patologie importanti nel nostro ambito.

La fase critica della Pandemia ha inciso sugli ammalati, qual è stato lo scenario presentatosi fino ad ora?

A diversi anni di distanza, ci troviamo a trattare situazioni di scompensi non riconosciuti a tempo debito o non trattati adeguatamente a causa di un’emergenza che ha messo molti reparti e medici in prima linea, per una situazione sanitaria pubblica d’impatto esponenziale come lo è stata la pandemia Covid in Campania. Controlli regolari mancati hanno segnato sull’attuale condizione da gestire.

In caso d interventi chirurgici, come sono progredite le tecniche nelle operazioni in questi ultimi anni?

Per ciò che riguarda le tecniche e il progresso delle operazioni in cardiologia interventistica ci sono stati dei grossissimi aspetti evolutivi, in sinergia con altri professionisti, abbiamo un raggio di monitoraggio e azione sempre più dettagliato. La cardiologia interventistica migliora in maniera rapida, ogni due anni ci sono dei sensibili cambiamenti e noi medici dobbiamo adoperarci al meglio per rispondere a una tecnica in costante perfezionamento. Oramai gli interventi si effettuano mediate ultrasuoni, laser e interventistica intra-coronarica e interventi di cardiologia di sostituzione che ci consentono un minimo impatto sul paziente con un recupero davvero importante sia di tempo sia di contenuti.

Quale sarà il futuro della cardiologia?

Il futuro della cardiologia non può che andare sempre verso le tecniche mininvasive e sempre a favore del paziente nella riduzione del “discomfort” , verso il miglioramento della complessità aumentata degli interventi eseguiti. La direzione è verso un perfezionamento dell’outcome, monitorare il paziente e osservarlo per un maggior controllo del trattamento e riduzione dei fattori di rischio.

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