A proposito di genio (musicale) e follia

Una letteratura scientifica abbastanza ampia sembra suggerire un legame tra psicopatologia e creatività. Molti studi sembrano evidenziare una certa prevalenza di malattie mentali, in particolare disturbi dell’umore, tra artisti famosi (scrittori, poeti, pittori, compositori e così via). Tra le altre, si sono analizzate le biografie di musicisti celebri nel tentativo di ricavare diagnosi di tipo psichiatrico. È ovvio, tuttavia, che tentare di trarre dai dati biografici di soggetti creativi specifiche diagnosi di disturbi mentali non può portare a livelli oggettivamente validi e affidabili, soprattutto perché i biografi selezionano e interpretano i fatti per forza di cose in modo parziale.

Riguardo ai compositori di musica classica, i disturbi dell’umore di alcuni di loro vengono descritti nella corrispondenza personale e da biografi non medici. Questa importante limitazione è stata riconosciuta dagli studiosi. Tuttavia, molti sembrano concordare sulla psicopatologia di molti famosi musicisti.

Il caso di Händel è tipico: molti studiosi ritengono che fosse ciclotimico, tuttavia, la mancanza di materiale autobiografico e di resoconti medici contemporanei affidabili rende qualsiasi formulazione diagnostica necessariamente aleatoria. Si sa però che il compositore soffriva di disturbi psichiatrici, e in particolare di sbalzi di umore (alcuni parlano di bipolarità), forse attribuibili ad una malattia vascolare a livello cerebrale.

Gioachino Rossini aveva fama di epicureo, ma in realtà, da ciclotimico quale sembra fosse, passava da periodi di depressione in cui mangiava molto poco, a grandi esaltazioni (ed abbuffate) nei momenti di euforia.

Famoso è anche il caso di Robert Schumann, morto in manicomio nel 1856: soffriva di gravi disturbi dell’umore, per cui la sua produzione compositiva subì considerevoli alti e bassi. Nonostante sia quasi certo che Schumann sia morto di neurosifilide, la sua storia familiare di suicidi è altamente indicativa di un disturbo bipolare che, alla fine, lo portò a tentare di suicidarsi nel 1854 e poi alla morte nel 1856.

Un altro grande compositore di area austro-tedesca, Gustav Mahler, presentava una personalità estremamente nevrotica, nota anche a Freud, con un’ossessiva attenzione ai dettagli della produzione musicale e dell’esecuzione; questi sintomi, associati ad un disturbo motorio non ben definito, hanno portato a ipotizzare una “Corea di Sydenham”, nota anche come ballo di San Vito. Tuttavia, l’instabilità di Mahler e una storia familiare di disturbi psichiatrici possono suggerire un tratto bipolare o, almeno, un disturbo ciclotimico. Un fratello si comportava in maniera stravagante, la sorella soffriva di allucinazioni e un altro fratello si suicidò.

Sono molti i compositori di cui si conosce la “instabilità” psichica: da Beethoven, a Mussorgsky, da Donizetti, a Tchaikovsky. Se però alcuni di loro presentano sintomi di ciclotimia e disturbo bipolare, è anche evidente che non tutte le persone con disturbo bipolare sono creative, e viceversa non tutti i poeti o i musicisti sono bipolari: si tratta di una rappresentazione troppo letteraria di poeti e musicisti “maledetti” tramandata da una certa cultura romantica.

Potrebbe interessarti anche...

Ultimi Articoli Inseriti